“E se la morte fosse un bosco? Dire la morte ai bambini, ed a noi stessi”, un incontro con la Madonna dell’Uliveto

Con Chiara Scardicchio, giovedì 26 ottobre, alle 18.15 alla chiesa di Santa Maria dell'Oliveto a Montericco di Albinea

Come si fa a dire la morte ai bambini? A dire loro che esiste ma che non toglie neppure un briciolo di bellezza alla vita? Per provare a rispondere a queste domande eterne e perennemente complesse, il centro di formazione Madonna dell’Uliveto organizza il seminario “E se la morte fosse un bosco? Dire la morte ai bambini, ed a noi stessi” condotto da Chiara Scardicchio, docente dell’università di Bari e co-autrice del libro illustrato per bambini “E se la morte fosse un bosco?”, realizzato assieme a Gabriele Ventura e alla disegnatrice Hanieh Ghashghaei.

L’iniziativa si svolgerà giovedì 26 ottobre, alle 18.15 alla chiesa di Santa Maria dell’Oliveto a Montericco di Albinea. E’ pensata per educatori, insegnanti, genitori, professionisti delle relazioni d’aiuto e cura. L’ingresso è gratuito.

IL TEMA

Come si fa a dire la morte ai bambini? A dire loro che esiste ma che non toglie neppure un briciolo di bellezza alla vita?

A tutti gli adulti che non portano i bambini ai funerali, a tutti coloro che pensano che i bambini non possano “contenere” una notizia così dolorosa, e che proteggerli significa non dire, questo libro, delicatamente, senza offrire ricette né formule, ci porta davanti alla bellezza di cui ogni essere umano è capace: la ricerca. E chi lo dice? Lo ha detto un bambino. Un albo illustrato, due voci: madre e figlio davanti alla Grande Domanda. La più difficile e dolorosa. Per provare ad imparare, proprio a partire dalla coscienza di morire, a vivere.

I COLLEGAMENTI

Una riflessione complessa e profonda che si lega al percorso più ampio avviato nei mesi scorsi, il progetto InVita finanziato dalla Fondazione Manodori e coordinato da CSV Emilia, che vede tra i promotori proprio il centro Madonna dell’Uliveto. L’obiettivo è  creare la prima Caring Community italiana, una comunità diffusa formata da cittadini che, volontariamente, affiancano persone e famiglie che stanno affrontando la fragilità causata dalla malattia inguaribile di un proprio caro.

Un appuntamento come quello del 26 ottobre è un esempio concreto ed efficace di come gli interventi culturali – nelle loro più svariate declinazioni – siano strumenti preziosi per aiutare a cambiare la prospettiva sul fine vita.