“Più libere dalla violenza con la formazione professionale”

Si rinnova anche nel 2020 l’impegno del Soroptimist Club di Reggio Emilia nel sostenere le donne accolte dal centro antiviolenza Casa delle donne gestito dall’associazione Nondasola.

Si rinnova anche nel 2020 l’impegno del Soroptimist Club di Reggio Emilia nel sostenere le donne accolte dal centro antiviolenza Casa delle donne gestito dall’associazione Nondasola. Un sostegno che, in questi ultimi anni, si è focalizzato sul finanziamento di percorsi di studio professionalizzanti, mirati a qualificare il profilo lavorativo delle donne e renderlo quindi spendibile sul mercato del lavoro.

Nell’ultimo biennio cinque sono stati i percorsi formativi a cui il Soroptimist Club ha contribuito, in diversi ambiti professionali (educativo, assistenza socio-sanitaria, mediazione culturale).

Il Soroptimist International è un’associazione femminile diffusa in tutto il mondo, solida e concreta come sanno essere le donne mosse da un obiettivo comune. – dice Olga Pattacini, Past President del Club di Reggio Emilia – Nella nostra città, il rapporto con l’Associazione Nondasola è iniziato alcuni anni fa, quando abbiamo rivolto il nostro impegno a sostenere la formazione professionale delle donne in situazione di violenza come mezzo per migliorare la propria condizione, creando opportunità per trasformare la propria vita. E le donne che lavorano assieme ottengono sempre dei grandi risultatiPer questo nel 2019 abbiamo aumentato la somma destinata ai percorsi formativi, nell’idea che si possa ampliare il numero di donne che ne beneficeranno.

Per la presidente Silvia Iotti di Nondasola, “in un momento di emergenza sanitaria prolungata, dove le ‘buone cause’ da sostenere sono molte, la rinnovata vicinanza del Soroptimist Club alle donne che si trovano in situazioni di violenza è una scelta di forte peso specifico. Del resto, diverse fonti autorevoli tra cui Istat ed Eurostat, stanno confermando la severità dell’impatto della pandemia sulla vita delle donne. Crescono i tassi di disoccupazione e inattività femminili, a fronte di carichi di cura sempre più pesanti, aumenta il rischio di scivolare verso la povertà e l’isolamento sociale, le violenze subite nelle relazioni di intimità hanno maggiori probabilità di acuirsi date situazioni di permanenza forzata all’interno delle mura domestiche. Per tutte queste ragioni scommettere sulle donne nel loro percorso di uscita dalla violenza puntando sullo studio, sulla possibilità di riqualificarsi e mettere a valore i propri talenti, significa costruire l’opportunità di ri-affacciarsi sul mondo del lavoro con più fiducia in sé stesse e maggiore determinazione, sentendola come una sfida, certo non facile, ma alla propria portata”.