Nuova Casa Arcobaleno, il toccante contributo dei migranti

Ultima settimana per contribuire alla raccolta fondi di ArciGay Gioconda.

Entra nell’ultima settimana la campagna di raccolta fondi di Arcigay Gioconda a sostegno della futura Casa Arcobaleno Pier Vittorio Tondelli di Reggio Emilia sulla piattaforma Idea Ginger https://www.ideaginger.it/progetti/una-casa-arcobaleno-per-reggio-emilia.html.

Superati i 10.000 euro di donazioni, continua la raccolta fondi per questo progetto così urgente ma anche oneroso, che sarà gestito completamente in maniera volontaria. Fortunatamente non si fermano li contributi da parte di singoli cittadini, realtà associative e istituzionali del territorio. Tra questi, l’ultimo arrivato – dalla forte carica simbolica – è quello del Gruppo migranti di Arcigay, che – in virtù della ricompensa scelta – ha deciso di dedicare la seconda camera della Casa a Papa Blessinga, un esponente della comunità gay nigeriana, scomparso anni fa.

“Ad Abuja in Nigeria c’era un ristorante in cui se eri gay sapevi che potevi andare e trovare consiglio, protezione, amicizia. Era il locale di Papa Blessing, un uomo che era punto di riferimento per tutti noi giovani nella Nigeria omofoba – spiega Tony Andrew, attivista nigeriano e leader del gruppo migranti di Arcigay Reggio Emilia – Papa Blessing è morto improvvisamente circa dieci anni fa ma lo pensiamo spesso, perché chi lo ha conosciuto ha trovato un esempio di vita orgogliosa in quel paese di terrore. Non abbiamo neanche una sua fotografia: dare il suo nome a una delle stanze della casa arcobaleno è un bel modo di ricordare questa brava e coraggiosa persona che tanto ci ha aiutato in Africa”.

“Arcigay Reggio Emilia ha creduto in noi e ci ha aiutato da subito, quando eravamo appena arrivati e ci nascondevamo – spiega Evans E., uno dei fondatori del gruppo migranti di Arcigay Gioconda nel novembre 2017Eravamo pochi e avevamo paura di essere noi stessi, e invece l’associazione ci ha ascoltato e aiutato tanto da subito, anche quando la gente intorno vedeva solo il colore della nostra pelle. Per questo abbiamo deciso di fare una colletta, ognuno secondo quanto poteva, con i nostri lavori precari, per questa casa che servirà tanto. Lo sappiamo perché il dover fuggire dalla propria famiglia violenta l’abbiamo vissuto in prima persona”.

“Dedicare una stanza a Papa Blessing proprio nel Giorno della Memoria è veramente significativo – commenta il presidente di Arcigay Gioconda Alberto Nicolini – I Giusti sono esistiti durante l’olocausto, ma esistono anche oggi, ed è bello pensare che possiamo recuperare la memoria di almeno uno di loro nella nostra casa”.

LA CAMPAGNA DI RACCOLTA FONDI – A meno di sette giorni dalla sua conclusione, la campagna di raccolta fondi promossa da Arcigay Gioconda per sostenere l’apertura della prima Casa Arcobaleno di Reggio Emilia ha raggiunto 10.695 euro. A questi, si aggiungono i fondi raccolti in occasione dei banchetti in piazza Fontanesi e nelle diverse occasioni promosse in tutta la provincia, ancora in fase di rendicontazione.

Un risultato che ha superato le aspettative e che sta vedendo una grande partecipazione da parte di singoli cittadini e associazioni. I fondi raccolti serviranno a finanziare piccole opere di ristrutturazione, l’arredamento e il sostentamento per il primo periodo di vita dell’appartamento. Una volta aperto, lo spazio potrà accogliere fino a 4 persone vittime di omofobia.

PERCHÈ UNA CASA ARCOBALENO – Dall’inizio dell’anno sono state 179 vittime di omofobia che hanno avuto il coraggio di denunciate: ancora troppe sono le persone che invece rimangono nell’ombra e senza nessuna rete di protezione, per la maggior parte adolescenti che vengono cacciati di casa dopo aver fatto coming out. A Reggio Emilia, nel 2021, sono state una ventina le persone che si sono rivolte ad Arcigay perché vittime di discriminazioni per il proprio orientamento sessuale. Molti di questi casi non vengono neppure denunciati. Durante il lockdown, in particolare, gli SOS giunti ad Arcigay sono stati tantissimi: si tratta di persone che nelle proprie abitazioni, in famiglia, sono state vittima di prevaricazioni o intimidazioni per il fatto di essere gay, lesbiche o trans.