Legambiente Reggio Emilia: “Stop alla guerra e al ricatto del gas”

L'intervento del presidente dell'associazione ambientale Bokar Diop.

Ecco una riflessione di Bokar Diop, presidente di Legambiente Reggio Emilia, sulla crisi internazionale partita dal conflitto in Ucraina.


Quello che sta accadendo in queste ore in Ucraina è motivo di vera angoscia. Purtroppo il modo in cui questa guerra si interseca con la politica energetica europea, fatta di investimenti massicci sul gas fossile, ci spinge per l’ennesima volta a dire che “avevamo ragione noi”. Però, a volte, come in questo caso, l’avere ragione lascia l’amaro in bocca. Avevamo ragione quando dicevamo al governo italiano e alle istituzioni europee che continuare a investire sui combustibili fossili (petrolio e carbone in primis), oltre ad aggravare l’attuale condizione climatica e la salute collettiva, avrebbe creato delle dipendenze troppo forti da paesi la cui democrazia è a rischio o un concetto discutibile, come la Russia.

La dipendenza dell’Europa dal gas, russo e ucraino, è proprio uno dei motivi che ha spinto la Russia a sferrare un’offensiva militare contro Kiev facendo leva sulla debolezza energetica dei Paesi europei occidentali. È una vulnerabilità che il vecchio Continente, e l’Italia in particolare, avrebbe dovuto evitare e risolvere già da molto tempo. Una dipendenza che coniuga interessi politici, economici e ambientali, indebolendo l’Unione europea nei confronti del resto del mondo. 

Per quanto l’attuale conflitto non sia unicamente imputabile a ragioni di carattere energetico, se l’Unione Europea avesse una maggiore capacità di autoprodurre la propria energia tramite fonti rinnovabili, e non fosse così dipendente dal gas fossile, probabilmente avremmo uno strumento in più per fare pressione sulla Russia e tutelare la popolazione ucraina, oggi vittima dei bombardamenti russi. 

Per ridurre questa dipendenza energetica dall’estero, e contemporaneamente dai combustibili fossili, l’Europa e l’Italia hanno bisogno di sviluppare rapidamente un nuovo modello di sviluppo economico e sociale, basato su fonti rinnovabili, pulite e sicure: a cominciare dal fotovoltaico e l’eolico. Ma su questa strada occorre accelerare: basti pensare che nel 2021 l’Olanda ha ricavato circa 3.000 MW dalle pale eoliche, mentre l’Italia meno di 800. E dovremmo arrivare, secondo gli impegni assunti a livello europeo, a 8.000 MW all’anno. Invece, siamo ancora dipendenti per circa il 40% dalle importazioni di gas dalla Russia, e l’instabilità degli ultimi mesi la stiamo pagando con un aumento impressionante dei costi delle bollette del gas e dell’elettricità. 

Come Legambiente Reggio Emilia, ci opponiamo fortemente al conflitto in corso e auspichiamo che l’attuale crisi umanitaria ed energetica ci serva da lezione per aumentare gli investimenti sulle fonti rinnovabili, ovvero su energia ecologicamente ed eticamente pulita. Ci teniamo, infine, ad esprimere la nostra vicinanza alla popolazione ucraina auspicando un immediato stop alla guerra e ritorno alla pace.