“La principessa e la malattia che la guarì”: una toccante donazione al GRADE

Dedicata a Margherita, una giovane ragazza curata sino all'ultimo dal CORE.

“Tra il disegno di una casa, di un orto e di ricette con erbe aromatiche Margherita aveva già scritto il titolo del libro che le avremmo dedicato”. Inizia così il racconto di Francesca Bennati, la mamma di Margherita, che nel 2012 “è partita per il suo lungo viaggio”. “La principessa e la malattia che la guarì” questo il titolo del libro, non è solo la storia di Margherita, ma è anche una storia di amore, di fragilità e di valori semplici che sono al contempo i più forti: amicizia, altruismo ed empatia.

Francesca Bennati e Silvia Ferretti, le autrici del libro, vengono presentate da Don Matteo Mioni, e decidono così di scrivere un libro a quattro mani. Nonostante l’impegno emotivo che possa richiedere mettere nero su bianco la storia di Margherita, lo fanno con semplicità, e non è un caso se quello che nasce dall’inaspettato incontro è un libro per bambini. Non solo perché i bambini erano parte integrante della vita quotidiana di Margherita, una maestra dell’infanzia ricordata oggi per il suo determinato impegno in progetti di educazione alla pace, ma anche per spiegare l’importanza di questi valori a coloro che saranno gli adulti di domani. Per raccontare che la felicità non è mai scontata e arriva dalle cose semplici. Per decifrare i controsensi della vita, per distillare in maniera genuina l’ordinaria, ma non banale verità, che talvolta durante il percorso di tutti noi, non sia raro provare sentimenti che mai si vorrebbero sperimentare.

Il libro è stato presentato nella chiesa di Sant’Agostino, lo scorso febbraio, in occasione della Giornata Mondiale del Malato, davanti una platea gremita. Oltre alle autrici è intervenuto anche il dottor Francesco Merli, direttore del Reparto di Ematologia del CORE di Reggio Emilia, presso il quale Margherita è stata seguita fino all’ultimo con grande umanità.

“Le relazioni umane sono il forte messaggio di questo racconto – afferma Merli – con l’arcobaleno che spacca il vetro che resta l’immagine più emblematica della storia, un segno della speranza che supera ogni confine, dell’amore che si trasforma e supera tutto. Rappresenta quel filo che ci unisce tutti e non si spezza mai. Indipendentemente dal modo in cui si manifesta, la vita non finisce. La storia di una persona che non c’è più può essere portata avanti così come i suoi desideri, e rappresentare un simbolo di speranza per tutti coloro che hanno incrociato il percorso della malattia”.

Oggi questa speranza si è trasformata concretamente in una donazione di 1.000 euro che prima di tutto Margherita ma anche le autrici, e l’illustratrice, Roberta Pavarini, hanno voluto destinare alla Fondazione GRADE, che nasce più di 30 anni fa come Onlus a supporto del reparto di Ematologia e di cui il Dottor Merli è presidente. Un ulteriore modo per mettere in atto il messaggio che Margherita ha affidato a tutti noi.

“Questa malattia mi ha aperto gli occhi, c’è tanta gente disposta a voler bene, a donare qualcosa di proprio. Più persone ami e più l’amore diventa grande. Vorrei che tutti i malati potessero curarsi come sono stata curata io …” (Margherita).