È stato il 16 ottobre il nuovo progetto del “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII”, ente che dal 1977 si occupa di interventi rivolti alle persone più fragili (in allegato alcuni numeri della Papa Giovanni XXIII).
D.verso è un laboratorio nel quale sarte professioniste, con le quali collaborano persone provenienti da percorsi difficili, costruiscono capi d’abbigliamento eleganti e di alta qualità sartoriale; ciò avviene anche grazie ai tessuti in eccedenza dati dalle aziende del settore e agli indumenti donati da privati per la creazione di nuovi prodotti.
Molto presto sarà online anche il sito nel quale verrà presentata la prima collezione: www.d-verso.it.
La relazione di Fabio Salati, Presidente del Centro Sociale Papa Giovanni XXIII
Come gli intrecci dei fili che compongono i nostri vestiti, D.Verso ha preso vita dalla capacità di cucire insieme i bisogni con i luoghi e le idee.
Il filo principale, quello dei bisogni, nasce con la storia della Papa Giovanni XXIII. Da oltre 40 anni cerchiamo di aiutare le persone più fragili provando a trovare soluzioni ai loro bisogni e alle necessità che emergono e mai come negli ultimi anni, il tema di creare opportunità lavorative per le categorie più svantaggiate è diventato centrale nella nostra società che fatica a proporre nuove possibilità di inserimento sociale. D.Verso permette di rendere i nostri servizi più completi creando concrete e più stabili possibilità di crescita personale e sociale.
Il filo dei bisogni si è intrecciato con molta facilità con questo luogo, il laboratorio di via Cagnoli. Perché decidere di aprire un’attività lavorativa in zona stazione, invece di pensare a luoghi commercialmente più strategici? Perché la Papa Giovanni XXIII ha elaborato su questo progetto l’ambizioso obiettivo di cercare di creare grandi opportunità per le persone, al centro del progetto dovranno esserci loro: le persone, prima di qualsiasi altro fine materiale o commerciale. Quando in una fredda mattina di inverno entrammo per la prima volta dentro a questo capannone non avevamo idee precise su quale sarebbe stato il suo indirizzo, i lavori di ristrutturazione era evidente sarebbero stati notevoli e complicati, non si capiva se era più grigia la nebbia fuori dalla vetrata o il capannone vuoto, malconcio e un po’ datato. Nonostante questo, abbiamo avuto tutti la percezione immediata di essere nel posto giusto per creare qualcosa di importante. La Papa Giovanni per quella che è la sua natura ha bisogno di sentirsi parte di luoghi dove: fragilità, difficoltà, differenze, creatività e intraprendenza si incontrano e tutto questo all’interno della “zona stazione” si respira quotidianamente.
Spesso l’intrecciarsi di bisogni e luoghi fa sì che le idee poi nascano anche dalle circostanze. La circostanza più fortunata per la nascita di D.Verso è stata sicuramente l’incontro con Ramona e i suoi colleghi, che grazie alla loro pluridecennale esperienza nel campo del lavoro di sartoria, sono riusciti a prenderci per mano e a condurci nella costruzione di questo progetto che speriamo possa diventare possibilità concreta di emancipazione e benessere per le persone che più ne hanno bisogno. Inoltre è stato particolarmente importante anche il contributo della Fondazione Manodori, che ha creduto nel progetto e ha deciso di sostenerlo.
Abbiamo selezionato i fili, li abbiamo uniti e intrecciati, adesso insieme a tutti i cittadini che vorranno aiutarci, speriamo di riuscire a confezionare un nuovo vestito, il più colorato e bello possibile per chi soffre e ha più bisogno del nostro aiuto.
La relazione di Ramona Ferrarini, sarta e ideatrice della sartoria creativa
Mi chiamo Ramona Ferrarini, ho sessantuno anni e da quarantasette faccio ciò che più amo, quindi, mi ritengo una persona fortunata. Fortunata perché fin da piccola ho avuto ben chiaro in mente ciò che avrei voluto fare nella vita, essere circondata dalla bellezza.
Da quando mia madre mi portò a cinque anni agli Uffizi di Firenze, poi a teatro e nel tempo libero a visitare città d’arte e musei, ho compreso che la bellezza e la creatività mi facevano stare bene per cui, a quattordici anni, ho intrapreso gli studi artistici, l’Istituto d’arte “Paolo Toschi” di Parma, l’Accademia d’Arte a Venezia e, a Bologna, “Scenografia e costume”.
Dopo due anni di praticantato al Teatro Valli di Reggio Emilia come assistente scenografa e costumista, ho aperto un’attività di vendita di articoli per danza e spettacolo e una sartoria teatrale che per quattordici anni mi ha portata a collaborare con compagnie ed enti lirici in Italia e all’estero. Ho inoltre insegnato “Storia del costume” e progettato e realizzato campionari per danza e sportwear per ditte italiane ed estere.
Tutte esperienze preziose che mi hanno permesso di formarmi sul piano progettuale e realizzativo, attraverso tecniche varie che formano il mio patrimonio personale e che, qualche anno fa, ho sentito di voler trasmettere.
L’idea parte proprio da qui, una fase che ha trovato il suo primo sviluppo nella collaborazione con la Casa delle donne di Reggio Emilia. Circa sette anni fa sono stata invitata a tenere lezioni di sartoria alle loro assistite e in quel contesto ho coinvolto Nicoletta Canali – amica e collega dai tempi della sartoria teatrale – per condividere l’esperienza di insegnamento che si è poi allargata ai beneficiari delle cooperative sociali presenti sul territorio.
Durante quel periodo abbiamo maturato e steso la bozza di un progetto per la nascita di un’Accademia di diffusione e recupero delle arti sartoriali che, nel 2017, è stata presentata attraverso una sfilata alle cooperative sociali locali, ad alcune aziende del settore moda, agli istituti tecnici e all’Amministrazione comunale di Reggio Emilia. Da allora siamo riuscite a raccogliere materiali, macchinari e mobili che sono attualmente l’indispensabile corredo della nostra attività.
Un anno fa, infatti, la Cooperativa Centro Sociale “Papa Giovanni” s.c.s Onlus ha sposato e creduto nella nostra idea mettendoci a disposizione lo spazio, un inquadramento lavorativo e un team di lavoro: due tirocinanti sarti, due persone per l’organizzazione e il coordinamento, tre per la comunicazione, ma soprattutto il sostegno finanziario necessario per portare avanti il laboratorio.
Vogliamo creare e insegnare, diffondere bellezza, realizzare posti di lavoro, instaurare rapporti con aziende del settore già presenti sul territorio per offrire e ricevere.
Offrire le competenze di personale qualificato in base alle richieste e commissioni, ricevere materiale di scarto a cui poter donare una nuova vita in un’ottica di moda sostenibile; progettare e realizzare capi sartoriali che soddisfino le esigenze di chiunque, dagli abiti per chi è alla ricerca di un’offerta diversa ai costumi per chi lavora nello spettacolo, di qualsiasi tipo esso sia.
Questo luogo vuole essere molto di più: un luogo di inclusione, dove chiunque può accedere e dove la diversità non sia appiattita, ma valorizzata. Il nome D.verso non è stato scelto a caso. Per noi significa andare verso le diversità: di gusto, genere, orientamento sessuale, provenienza, disabilità, posizione sociale. La nostra mission, oltre alla sostenibilità economica del progetto, riguarda i temi dell’inclusione e della condivisione attraverso la frequentazione e il mettere in pratica la bellezza, dai corsi di sartoria e delle diverse tecniche agli incontri a tema che facciano di questo luogo, oltre che uno spazio di lavoro, un posto di diffusione culturale, di contatto tra persone.
Uno scambio reciproco di esperienze che contribuiscano ad abbattere barriere che, altrimenti, dividerebbero quella grande famiglia chiamata genere umano