Sono la senatrice a vita Liliana Segre e l’Ong Emergency i vincitori del Premio per la pace “Giuseppe Dossetti” promosso dagli enti pubblici di Reggio Emilia, giunto quest’anno alla XIV edizione e istituito per valorizzare l’operato di associazioni e singoli cittadini del territorio nazionale, che abbiano compiuto Azioni di pace coerentemente con i principi affermati da Giuseppe Dossetti nella sua vita.
Quattro le sezioni in cui si articola il Premio: singolo cittadino, vinta appunto dalla senatrice Segre; associazioni, vinta da Emergency; scuole, vinta dalla classe 2 L dell’istituto Pascal di Reggio Emilia; premio Manodori conferito all’associazione reggiana Iscos Emilia-Romagna.
“Questo Premio continua a svolgere l’alto compito di promozione e diffusione di un pensiero e una cultura di pace nello spirito autentico di Giuseppe Dossetti, cioè una solida connessione tra il valore della pace e la Costituzione, che possiamo trovare in particolare negli articoli 3 e 11 della nostra Carta. La pace può avere cittadinanza in una comunità quando riconosce valori e diritti che sono alla base della persona e della sua dignità. Credo che la storia della nostra città, che è stata la città di Giuseppe Dossetti, abbia contribuito, abbia dato il proprio contributo nella storia alla costruzione di questa pace”, ha detto il sindaco Luca Vecchi nell’intervento di saluto in apertura della cerimonia di conferimento del Premio, nella mattina del 12 maggio nella Sala del Tricolore a Reggio Emilia gremita di studenti degli Istituti superiori e dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Il nesso tra pace e Costituzione è tornato negli altri messaggi introduttivi, svolti da Antonia Sandrolini assessore alle Politiche educative e scolastiche del Comune di Cavriago, Giorgio Zanni presidente della Provincia di Reggio Emilia, Igor Taruffi assessore a Welfare e Politiche giovanili della Regione Emilia-Romagna, Romano Sassatelli presidente della Fondazione Pietro Manodori.
Pace in relazione ai fenomeni migratori, ad esempio, e all’articolo 2 della Costituzione, dove “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo; pace come stato esistenziale e modo di essere, non come ‘assenza di guerra’; pace che per essere tale prevede l’essere un bene comune e condizioni di libertà.
La giuria
Al conferimento del Premio hanno preso parte i membri della giuria: l’onorevole Pierluigi Castagnetti presidente e i membri Paolo Burani per la Provincia di Reggio Emilia, la stessa Antonia Sandrolini per il Comune di Cavriago, Clementina Santi per la Regione Emilia-Romagna e Chiara Piacentini per il Comune di Reggio Emilia.
In tema di pace e diritti fondamentali, Pierluigi Castagnetti ha ricostruito un fatto significativo della stesura dell’articolo 2 della Costituzione, a cui lavorarono i nostri Meuccio Ruini e Giuseppe Dossetti: “Si legge che la Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo. In una prima versione, la proposta era la Repubblica è fonte dei diritti fondamentali, in sostanza la Repubblica era colei che ‘concedeva’ i diritti. Ecco, un importante contributo di Dossetti e Ruini fu l’ottenere che al posto del concetto di ‘concessione’ vi fosse quello di ‘riconoscimento’ dei diritti inviolabili dell’uomo, che quindi esistono da prima, poiché attengono alla persona stessa. La persona è titolare dall’origine di quei diritti, sono in sostanza la persona, e la Repubblica non può qui che ‘riconoscere’ quanto già esiste.
“Per il secondo anno consecutivo assegniamo il Premio per la pace in presenza di una terribile guerra nel nostro continente – ha aggiunto Castagnetti – Nel frattempo, altre guerre si sono aggiunte, in Sudan e in altre parti del mondo. Esattamente 75 anni dopo l’articolo 11 della Costituzione, di cui Dossetti fu relatore, e 60 anni dopo l’enciclica ‘Pacem in Terris’ di papa Giovanni XXIII. Eppure noi non ci stanchiamo di pronunciare la parola, antica e attuale, ‘pace’ e ricordiamo che la guerra non è continuazione della politica, ma il suo opposto. Abbiamo bisogno di più politica, per una maggiore ricerca e costruzione di pace”. Infine, sui premiati: “Abbiamo individuato nella senatrice Segre una personalità impegnata attivamente nella testimonianza per la pace e i diritti fondamentali e in Emergency una autentica e coraggiosa costruttrice di pace”.
A Liliana Segre il premio singolo cittadino
Alla senatrice Liliana Segre, cittadina onoraria di Reggio Emilia, candidata al Premio dalla senatrice Albertina Soliani presidente dell’Istituto Alcide Cervi, è andato dunque il Premio sezione singolo cittadino “per la testimonianza e la coerenza di tutta una vita, per aver difeso e trasmesso i valori della libertà e della dignità umana di ogni persona, per aver operato per il dialogo tra le culture, le religioni ed i popoli; per l’instancabile opera per fare memoria della Shoah; per la lotta contro l’indifferenza; per l’attività di educazione delle giovani generazioni alla convivenza pacifica e democratica”.
“Sono felice e onorata. Sono parole belle, spero di meritarle – ha commentato la senatrice Segre, ricevendo la pergamena – Ho voluto quella parola scritta sul muro del memoriale della Shoah di Milano: ‘Indifferenza’. Perché quello è il male; nell’indifferenza c’è il male. E contro questa indifferenza lottiamo, dando la nostra testimonianza”.
Il premio è stato consegnato alla senatrice nei giorni scorsi a Roma dal sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, dal presidente della Provincia Giorgio Zanni, dall’assessore del Comune di Cavriago Antonia Sandrolini, dal presidente della giuria Pierluigi Castagnetti e dai membri della giuria Paolo Burani, Chiara Piacentini e Clementina Santi.
A Emergency il premio nazionale sezione associazioni
Il Premio per la pace Giuseppe Dossetti per la sezione associazioni nazionali è stato assegnato alla Ong Emergency onlus “per l’attività quasi trentennale di cura alle vittime di guerra, delle mine antiuomo e della povertà e per la promozione di una cultura di pace; per continuare a diffondere la cultura dell’accoglienza e dell’assistenza di ogni persona; per porre al centro del proprio agire la dignità umana e il diritto alla cura; per aver creduto e diffuso ‘una solidarietà senza confini’. In particolare per il progetto “Life support”, l’opera di soccorso in mare a favore di chi non vede riconosciuti i propri diritti, primo fra tutti il diritto alla vita.
A ritirare il premio per l’associazione, stamani in Sala del Tricolore, è stata Simonetta Gola, membro del consiglio direttivo di Emergency; lavora con Emergency dal 2001 e dal 2012 è direttrice dell’ufficio comunicazione, occupandosi di sviluppo dei progetti di comunicazione delle attività estere e della cultura di pace. Per Feltrinelli ha curato l’ultimo libro di Gino Strada Una persona alla volta“.
“Siamo molto grati di ricevere questo Premio, che per noi ha un significato molto alto: tra i nostri impegni statutari c’è infatti la diffusione di una cultura di pace. E’ un riconoscimento per noi importante, sia perché è intitolato a una figura come quella di Giuseppe Dossetti, sia perché lo riceviamo nel 75° anniversario della Costituzione italiana, sia per il nostro legame con Reggio Emilia, che ora è ancora più forte”, ha detto Simonetta Gola.
“Emergency – ha aggiunto – intreccia la sua attività con la Costituzione italiana e ha cercato di rendere concreti diversi degli Articoli della nostra Carta costituzionale. Emergency è un’organizzazione nata 29 anni fa per iniziativa del chirurgo Gino Strada, che abbandonò le prospettive di una brillante carriera professionale e mandò il proprio curriculum alla cooperazione italiana. Lo mandarono il Pakistan, al confine con l’Afghanistan, e lì cominciò a curare le vittime della guerra come chirurgo d’urgenza. Vide e toccò gli effetti della guerra. Scoprì che la guerra non riguardava solo eserciti, ma soprattutto civili: nove su 10 curati erano civili, tre su 10 erano bambini. Si chiese: cosa c’entrano civili, bambini, donne o uomini che andavano a coltivare un campo con la guerra?”. Fu così che Gino Strada fondò Emergency, “che si occupa di curare le vittime della guerra, ma anche persone malate e che sono povere e quindi non possono permettersi le cure. Gino voleva non solo curare, ma agire sulle cause del male. Diceva: se io curo le vittime, ma non denuncio cosa che cosa è la guerra; se curo malati che non hanno soldi per permettersi cure mediche e non denuncio una sanità inadeguata, allora riparo solo dei guasti.
“Ecco – ha spiegato Gola – Emergency tiene insieme queste due cose e per questo ha sostenuto importanti battaglie, al fine di affermare diritti costituzionali, anche con la proposta di leggi di iniziativa popolare. L’articolo 11 della Costituzione è per noi estremamente importante. Ripudiare qualcosa, in questo caso la guerra, significa averla conosciuta così profondamente, a tue spese di morti e feriti, da non volerla più. Quando vedi il corpo di una persona dilaniato dalla guerra, ti rendi conto che la guerra non può essere uno strumento degli esseri umani, non può essere parte dell’esperienza umana.
“Il Novecento ha prodotto l’Articolo 11, ha prodotto l’idea di Europa attuale e la Carta delle Nazioni Unite: preservare le future generazioni dal flagello della guerra. Chi ha scritto ciò, sono generazioni del Novecento che avevano vissuto la guerra e avevano deciso che per le nuove generazioni, dopo la ricostruzione, l’impegno fosse creare le condizioni affinché la guerra non facesse più parte dell’esperienza umana.
“Credo che abbiamo un po’ perso di vista questo aspetto; il fatto che le guerre non sono etiche proprio perché uccidono le persone umane; la guerra non funziona: tante guerre, di cui non si parla, non sono finite; le guerre tolgono una infinità di risorse, che potrebbero essere ad esempio per realizzare quanto previsto dall’articolo 3 della Costituzione: per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo della persona umana. Ma in Italia e non solo, le risorse per la spesa militare sono in crescita.
“Chi vuole la pace viene considerato cieco. Invece credo che ci veda benissimo, perché conosce la guerra – ha concluso Simonetta Gola – Chi vuole la pace è considerato un po’ ideologico, invece credo sia molto concreto. Qualcuno considera dei collusi noi di Emergency, è accaduto in Afghanistan. E adesso, c’è un po’ l’idea che chi sostiene le ragioni della pace sia colluso con Putin. Non è così ovviamente: già dal 2007 molti di noi hanno condotto denunce e battaglie contro Putin. Quando ci si dice che la guerra è inevitabile, è sempre perché non si tenta di evitarla. Forse ci siamo accontentati della pace nel nostro giardino. Ma il tema della pace è quanto mai globale, riguarda tutti. Teniamo presente la nostra Costituzione, che parla di pace in un mondo non solo ‘che sarà’, ma ‘che deve essere’ anche ora, nel segno di una libertà che va praticata e difesa”.
Sempre per la sezione associazioni, due menzioni speciali sono andate all’associazione Putéca Celidònia ETS di Napoli e alla Fondazione La Locomotiva onlus di Formigine. All’associazione partenopea il riconoscimento è stato attribuito per il progetto “Il Vicolo della Cultura”, un progetto di rigenerazione urbana nato a Napoli per dare nuova vita a luoghi distrutti e abbandonati dalla criminalità organizzata: un vicolo interno, buio e noto per la presenza della camorra, si è progressivamente trasformato in una vera e propria strada dell’arte. Si legge infatti nella motivazione: “per aver rigenerato luoghi abbandonati ed in mano alla criminalità organizzata; per aver fatto dell’arte uno strumento di crescita dei diritti; per l’attività educativa in favore soprattutto dei ragazzi, che attraverso il teatro e le iniziative culturali si affrancano da una vita ai margini. L’arte e la cultura in generale come mezzi per la costruzione di una società dei diritti e dei doveri”.
La menzione alla Fondazione La Locomotiva è andata invece per il progetto “Take care”, programma di sostegno nell’emergenza bellica ucraina attraverso la promozione di cura e pace a favore delle vittime e della cittadinanza in collaborazione con la Caritas ucraina. Questa la motivazione espressa dalla giuria: “per l’opera di assistenza e accoglienza di bambini, famiglie e persone con disabilità attraverso la collaborazione con organizzazioni locali ucraine e polacche; per il coinvolgimento e la sensibilizzazione sul territorio locale”.
Hanno ritirato il premio Anna Maria De Leonardis, consigliere della Fondazione La Locomotiva, Alessandro Ventura (presidente), Rosalba Ciarmela (vice-presidente).
Sezione associazioni reggiane – Premio Fondazione Manodori
Il Premio Manodori, sezione associazioni reggiane, è stato attribuito a Iscos Emilia Romagna per il progetto “I figli dimenticati delle guerre in Bosnia Erzegovina” che ha svolto percorsi di pace e solidarietà, incontri nelle scuole e con la cittadinanza reggiana. il premio, ritirato da Tamara Cvetkovic di Iscos, è stato conferito “per l’opera di conoscenza e di sensibilizzazione della storia e delle vicende della Bosnia-Erzegovina e delle conseguenze della guerra (1992-95), che segnò profondamente quella terra. In particolare l’attenzione verso le donne che hanno subito violenze ed i bambini nati da quelle violenze. Un progetto ed una iniziativa culturale e di diffusione di una cultura dei diritti e della pace frutto della giustizia sociale”.
Tra le associazione reggiane candidate, una menzione speciale è andata alla Compagnia del Santissimo Sacramento – Caritas Reggiana – Missioni Diocesane per il progetto “Uomini in fuga. Granello di Senapa”, per “l’attività di sensibilizzazione sui temi dell’immigrazione dei ragazzi delle scuole, con percorsi formativi, di educazione alla pace, alla legalità, alla cittadinanza attiva e gli incontri con testimoni”. Hanno ritirato il premio: Alessandro Raso, Chiara Burani, Martina Vincenti.
Sezione Scuole
Il primo premio è stato vinto dai 21 studenti della classe 2L dell’Istituto Blaise Pascal a indirizzo scienze applicate per l’elaborato dal titolo “Una questione di sguardi”. Secondo la giuria il testo costituisce “un lavoro decisamente originale assegnato ad una intera classe, una seconda, quindi a ragazzi appena adolescenti (15 anni). Unisce ricerca e studi, si avvale di molti linguaggi e di diversi registri: il Trattato, il Saggio, la Poesia, la Ricerca iconografica. I ragazzi hanno affrontato il tema della Shoa, hanno riflettuto sul rischio della indifferenza (sulla scorta delle parole di Liliana Segre, sul pericolo che “essa diventi un rigo sui libri di Storia”); hanno ricostruito le vicende e le storie di dieci figure dei Giusti di Gerusalemme e partendo dalle loro biografie hanno composto altrettanti testi poetici. Hanno riscoperto figure poco note, figure femminili tra le quali quella di Maria Bertolini Fioroni, maestra (la mamma italiana della casa sul monte) e quella di Irena Sendler, infermiera polacca che ha salvato 2.500 bambini portandoli fuori dal ghetto chiusi in sacchi e scrivendo i loro nomi dentro dei barattoli”.
Seconda classificata al premio, la studentessa Manjot Kaur della classe V I dell’Istituto Scaruffi-Levi-Tricolore a indirizzo Relazioni internazionali per il Marketing, con un elaborato dal titolo “L’uguaglianza è un diritto di tutti?”. Terzo premio alla studentessa Valentina Matrone della classe IV B dell’Istituto Motti per il saggio breve dal titolo: “I valori dell’umanità”.
Due le menzioni speciali, fuori concorso: agli studenti del Laboratorio di Comunicazione multimediale 2 del Corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di Modena e Reggio Emilia e alle classi terze della scuola media Einstein.
Il premio
Il premio per la pace “Giuseppe Dossetti” è il riconoscimento ideato e promosso da Comune di Reggio Emilia, Comune di Cavriago, Provincia di Reggio Emilia e Regione Emilia-Romagna in collaborazione con la Fondazione Manodori, per promuovere la cultura della pace.
Gli obiettivi principali del premio sono tre: ricordare la figura e l’opera di don Giuseppe Dossetti con un appuntamento annuale; far emergere e dare un riconoscimento a chi, con la propria attività e il proprio impegno, come singoli o in associazione, diffondono la cultura della pace; far riflettere e stimolare le giovani generazioni in merito ai temi della pace, della solidarietà, dell’uguaglianza.
Mai come in questo momento questi temi sono strettamente attuali e da rinnovare, in una fase di “ricostruzione” dei nostri tessuti sociali e relazioni che sono stati messi a dura prova dalla pandemia e dalla guerra nel nostro continente.
Il premio si rivolge ai singoli cittadini e alle associazioni nazionali che negli ultimi anni abbiano svolto azioni di pace; vi è un premio speciale, il “Premio Manodori”, per le associazioni reggiane. Una sezione del premio è dedicata alle scuole secondarie di secondo grado del territorio reggiano. Gli studenti partecipano con elaborati sui temi della pace e dell’uguaglianza, secondo il dettato degli articoli 3 e 11 della Costituzione italiana.