Giornata mondiale dell’endometriosi, a Reggio sono 200 le donne seguite tramite l’ambulatorio dedicato

La Regione Emilia-Romagna lancia una campagna di informazione e sensibilizzazione su una malattia quasi invisibile perché ancora sottovalutata.

Il 28 marzo ricorre la Giornata Mondiale dell’endometriosi, a Reggio Emilia sono circa 200 le donne seguite tramite l’ambulatorio Endometriosi dell’Arcispedale Santa Maria Nuova che rientra nel PDTA (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) regionale come centro HUB. Ogni anno nella nostra provincia si contano circa 50 nuovi casi di questa dolorosa patologia.

In occasione della Giornata mondiale, la Regione Emilia-Romagna lancia una campagna di informazione e sensibilizzazione su una malattia quasi invisibile perché ancora sottovalutata. Da qui lo slogan della campagna, “Non è normale che faccia così male”, che invita a riflettere sulla lotta alla normalizzazione del dolore, ricordando che sottovalutare i sintomi di questa patologia può avere effetti cronici e invalidanti. Secondo i dati della letteratura scientifica circa il 10% della popolazione femminile in Europa è affetta da endometriosi e in Italia la stima riguarda quasi 3 milioni di donne. In Emilia-Romagna potrebbero esserne affette circa 98mila donne, ovvero il 10% di quelle in età fertile (12-50 anni) e sempre sul territorio regionale sono stati 896 i ricoveri per interventi chirurgici di endometriosi nel 2022.

L’endometriosi, caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina, è una patologia ad andamento cronico, progressivo e recidivante che coinvolge globalmente la salute della donna in età fertile. Oltre alla sintomatologia dolorosa pelvica durante il ciclo mestruale e all’infertilità, coesistono effetti psicofisici spesso invalidanti. “Occorre imparare a riconoscere precocemente i sintomi dell’endometriosi, ma affidarsi a professionisti e strutture che sappiano indicare il giusto e corretto percorso di diagnosi e cura” – sottolinea il dottor Lorenzo Aguzzoli, Direttore di Ostetricia e Ginecologia dell’Ausl IRCCS di Reggio Emilia -.

Da gennaio 2017, con la definizione dei nuovi Lea (Livelli Essenziali di Assistenza), l’endometriosi moderata e grave (3° e 4° stadio della patologia) è stata inserita per la prima volta nell’elenco delle malattie croniche esentate dalla partecipazione al costo delle prestazioni. Nel 2019 è nata in Emilia-Romagna la Rete clinica regionale dei Centri per le pazienti con endometriosi che consente alle donne con questa patologia di avere accesso a un’assistenza non solo altamente qualificata, ma uniforme su tutto il territorio regionale. Il punto di accesso alla rete e al percorso assistenziale è costituito dai ginecologi che operano nei Consultori pubblici, negli ambulatori privati e nelle Unità Operative di Ginecologia ospedaliera, e dai medici di Medicina Generale che pongono il primo sospetto diagnostico. La paziente viene successivamente indirizzata al Centro ospedaliero di I livello di riferimento territoriale per il completamento della diagnosi e il trattamento terapeutico. I casi di endometriosi profonda vengono discussi con il centro di II livello di riferimento per Area ed eventualmente con il centro di III livello (se molto complessi). Tra i 10 centri di primo livello distribuiti sul territorio regionale c’è l’Arcispedale Santa Maria Nuova – Reggio Emilia.

In questi giorni nei Consultori familiari, nelle Case della Comunità e nei punti Cup, sarà distribuita una locandina che invita le donne che sospettano di avere sintomi riconducibili all’endometriosi a contattare il proprio medico, informandole anche della rete dedicata di strutture, professionisti e terapie. Informazioni riprese dalla mini-clip che sarà on line sui canali social della Regione, delle Aziende sanitarie e di tutte le Associazioni che in Emilia-Romagna si occupano di endometriosi. Il video è disponibile anche nella landing page dedicata all’endometriosi regioneer.it/endometriosi, che informa sull’importanza della diagnosi precoce, sui sintomi, sulle conseguenze più frequenti, sul Percorso diagnostico terapeutico assistenziale, sui Centri ospedalieri di primo e secondo livello.