Fondazione Manodori, i progetti finanziati per la fragilità e il disagio sociale

235mila euro per percorsi che partiranno in questi giorni e che saranno realizzati da 46 soggetti tra cooperative sociali, associazioni di volontariato e di promozione sociale, enti pubblici.

Prevenzione e sostegno della fragilità e del disagio sociale. La Fondazione Manodori ha finanziato progetti per dare un supporto ai bisogni diffusi che si erano evidenziati prima del diffondersi della pandemia da Covid-19 e che ora emergono in modo ancora più marcato a seguito del protrarsi dell’emergenza sanitaria.

235mila euro per percorsi che partiranno in questi giorni e che saranno realizzati da 46 soggetti tra cooperative sociali, associazioni di volontariato e di promozione sociale, enti pubblici. I progetti sono nati dai laboratori del bando WelCom, promosso dalla Fondazione Manodori con il coordinamento della Fondazione E35.

“La Fondazione Manodori – ha detto il presidente, Romano Sassatelli – ha ritenuto di confermare il proprio impegno, nonostante gli ostacoli legati alle esigenze del distanziamento sociale.

Nei mesi scorsi, si sono tenuti in video-conferenza incontri e momenti di confronto tra tutti gli aderenti al bando WelCom. Era troppo importante continuare a lavorare e cercare di contribuire a fornire ossigeno al nostro tessuto sociale. Crediamo che, soprattutto in una fase come quella che stiamo attraversando, sia fondamentale prendersi cura di coloro che stanno affrontando momenti di particolare criticità”.

Tre le aree d’intervento dei progetti finanziati.

‘Concentrica’ si pone l’obiettivo di sperimentare forme di aggregazione innovativa e di dare impulso all’idea di comunità e alla socialità diffusa. Affiancare quindi coloro che non hanno reti di relazione stabili nella loro quotidianità e che sono esposti ad un maggiore senso di smarrimento e a bisogni concreti, anche economici, amplificati da questi mesi di complessità sia sul versante dei contatti umani che nel mondo del lavoro. Verranno attivati punti d’incontro e di ascolto, laboratori e appuntamenti settimanali, spazi autogestiti dai cittadini nei quartieri, puntando a creare ‘comunità inconsuete’ aperte all’inclusione sociale e interculturale.

Il secondo progetto guarda al pianeta giovani. Nel caleidoscopio multiforme di questo universo, si evidenziano due poli divergenti. Da un lato i Neet, Not in education, employment or training, e all’estremo opposto la crescente realtà dei giovani caregiver, i ragazzi che all’interno delle proprie realtà familiari già durante l’adolescenza si trovano a ricoprire un ruolo di mediazione linguistica e culturale o di assistenza a congiunti deboli, ammalati o non autosufficienti.

L’obiettivo è facilitare l’uscita dall’isolamento e valorizzare tutte le competenze e le capacità che questi giovani sono in grado di esprimere.
La partecipazione attiva dei giovani caregiver a laboratori espressivi, la realizzazione di strumenti di comunicazione, anche web e social, la possibilità di esprimere il proprio disorientamento e di condividere con adulti e coetanei storie diverse mette in rete notevoli potenzialità ed accresce il senso di appartenenza ad una comunità.

L’ultimo progetto riguarda le comunità periferiche, come le frazioni marginali di comuni della provincia, le zone a bassa densità abitativa e le aree montane.

Questi territori, pur con gruppi di residenti storicamente presenti, hanno risentito in modo evidente della riorganizzazione di servizi pubblici e privati verso i capoluoghi e dei limiti imposti dalla prevenzione del contagio.

Gli interventi tendono ad incoraggiare i residenti di queste località a dare vita a forme di auto-organizzazione o aggregazione per definire soluzioni che possano dare risposta alle esigenze della vita quotidiana, come spostamenti, scuola, servizi, consumi. Anche attraverso figure inconsuete come i ‘local coach’, costruttori di nuove relazioni e di modalità operative che scardinano quelle tradizionali, per rilanciare il capitale sociale di questi luoghi e promuovere il patrimonio culturale e la ricchezza ambientale, soprattutto a favore dei giovani che intendono restare.

ENTI COINVOLTI

  1. ‘Concentrica’, ricerca ed interventi di contrasto alle nuove vulnerabilità sociali
  • associazione culturale Cinqueminuti
  • Accademia di quartiere
  • Aima Reggio Emilia
  • Arte in Orto
  • Let’s Dance, centro permanente della danza
  • consorzio cooperative sociali Quarantacinque
  • consorzio cooperative sociali Oscar Romero
  • fondazione Famiglia Sarzi
  • Generazione Art.3
  • L’Arca in movimento
  • Sostegno e zucchero
  • Unione dei comuni ‘Val d’Enza’
  • Upm, Punto Macrobiotico
  • Acer Reggio Emilia
  • Cir Food
  • Heron, società cooperativa sportiva
  • ImPossibile, cooperativa di comunità
  1. ‘Care4You’, rete di supporto a giovani caregiver e campagna di sensibilizzazione
  • Ceis, centro di solidarietà Reggio Emilia
  • Anziani e non Solo
  • centro sociale Papa Giovanni XXIII
  • Cittadinanzattiva Emilia Romagna
  • Comune di Reggio Emilia, area Servizi Sociali e Welfare
  • Pace, Polisportiva associazione cuore educativa
  • Progetto Crescere
  • Reggio Calling
  • Sentiero Facile
  • Unione Colline Matildiche
  • Unimore, dipartimento Educazione e Scienze umane
  • centro Studio e Lavoro La Cremeria
  1. ‘Reinventa’, laboratorio di comunità in Appennino
  • L’Ovile cooperativa di solidarietà
  • Amici dell’atelier
  • AltriPassi
  • Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano
  • Legambiente Ligonchio
  • associazione di comunità Cecciola
  • Insieme, associazione di promozione sociale
  • Csi Reggio Emilia
  • Fondazione Durante e Dopo di Noi
  • Comune di Ventasso
  • Valle dei Cavalieri, cooperativa di comunità
  • Corte di Rigoso, cooperativa di comunità
  • Cai Reggio Emilia
  • Legambiente Reggio Emilia
  • Confcooperative Reggio Emilia
  • Cnr, Consiglio nazionale delle ricerche