Il 10 gennaio in Regione Emilia Romagna è arrivato un voto unanime da parte dei consiglieri delle commissioni Salute e Parità al lungo lavoro di richiesta per mezzo della petizione popolare portata avanti dal comitato “Endometriosi Firma adesso!”. È un risultato storico, unico in Italia.
L’endometriosi rappresenta la prima causa di dolore pelvico cronico in donne in età fertile, eppure oggi le pazienti che ne sono affette non hanno tutele sul posto di lavoro né un’esenzione ticket per i costi di terapie e visite. Il tempo medio per la diagnosi è di circa 9 anni, e Secondo il Ministero della Salute in Italia sono affette da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva.
Nello scorso mese di giugno, è stato presentato l’esito della petizione popolare corredata da oltre 4mila firme, raccolte in appena 2 mesi, che chiedeva alla commissione Politiche per la salute di affrontare il tema dell’endometriosi.
Il lungo lavoro del Comitato Endometriosi viene riconosciuto dalla Regione Emilia Romagna. Nella seduta odierna, quindi, la commissione assembleare Politiche per la salute ha dedicato un ampio focus al tema, approfondendo tematiche quali diagnosi, percorsi di cura e tutele dell’endometriosi e ascoltando gli argomenti delle associazioni e dei professionisti che si occupano della patologia.
Il voto dell’approvazione di una risoluzione unitaria sull’endometriosi da parte dei gruppi assembleari a sostegno della petizione “Endometriosi: firma adesso!”, impegna la giunta Regionale sui 3 punti espressi da migliaia di cittadini emiliano romagnoli, attraverso la raccolta firme, ovvero: campagne di sensibilizzazione regionale, implementazione e adeguato finanziamento del PDTA esistente ed esenzione per le terapie ormonali. È l’esito di un lavoro di concertazione tra i gruppi d’assemblea, che vede la convergenza di maggioranza e opposizione.
Nel 2021 la prevalenza globale dell’endometriosi in Italia è stimata dal ministero della Salute in circa tre milioni di donne in età riproduttiva; in Emilia-Romagna la percentuale delle persone di sesso femminile residenti, in età compresa tra i 18 e i 50 anni, affette da endometriosi conclamata è intorno al 25% (150.000 circa). Una condizione inasprita dalla pandemia, che ha visto 1 donna su 2 peggiorare la propria situazione economica, riducendo così la propria capacità di cura e di spesa per la cura.
Sara Beltrami, portavoce e promotrice della campagna “endometriosi: firma adesso!” che ha visto la presentazione in Assemblea legislativa di una petizione popolare, ha parlato di “una malattia formalmente riconosciuta dallo scorso 2017, ma da allora ad oggi sono stati pochissimi i passi concreti messi in atto per dare una risposta alle tante donne che soffrono di questa malattia, come testimoniato dalle oltre 4mila firme raccolte in poco meno di due mesi”.
Le donne meritano di vedere concluso questo progetto. È, in sintesi, quanto ha auspicato Monica Santagostini, presidente dell’associazione Aendo, Associazione Italiana Dolore Pelvico ed Endometriosi, la quale ha puntato il dito contro il mancato riconoscimento di una “malattia cronica. L’Emilia-Romagna sarà apripista. Ma serve un concreto impegno politico: voi consiglieri regionali potete cambiare la storia”.
Vania Mento (presidente dell’associazione “Voce di una voce di tutte”) ha parlato di “patologia invisibile. Io sembro normale, ben vestita e in salute, ma sono invalida all’80%, con un neuromodulatore impiantato nella schiena. Allo Stato costo tanto: ho cambiato due apparecchiature da 30mila euro l’una. Se ci fosse stata la diagnosi precoce questo non sarebbe avvenuto. La raccolta firme nella vostra regione è una svolta storica. Dobbiamo formare il personale sanitario, soprattutto pediatri e medici di base”.