Lunedì 23 maggio il Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini riceverà i membri del Comitato “ENDOMETRIOSI: FIRMA ADESSO” per il deposito di oltre 4000 firme dei cittadini emiliano-romagnoli, raccolte in appena 2 mesi di campagna. Un’iniziativa “dal basso”, che nasce dalla volontà dei cittadini e dai bisogni individuati dalle pazienti.
ENDOMETRIOSI: FIRMA ADESSO! è la prima petizione italiana per richiedere tutele per le donne con Endometriosi, una malattia cronica che colpisce 3.000.000 di donne italiane in età riproduttiva, e che ha la capacità di impattare in modo negativo sulla vita delle giovani in termini di qualità di vita personale e lavorativa, rischio di ospedalizzazione, danni permanenti, e di infertilità. La stima delle malate in Emilia Romagna è intorno al 25% delle donne abitanti fra 18-50 anni (150.000 circa). Centri specializzati di riferimento riferiscono una media di quasi 1000 interventi chirurgici ogni anno, con picchi di 4000 pazienti visitate annualmente.
La petizione fornisce strumenti volti a favorire l’implementazione di nuove politiche sanitarie basate sull’evidenza scientifica. Il comitato ha già visto approvare a Reggio Emilia, la stessa mozione di iniziativa popolare, che impegna il Comune di Reggio Emilia in alcune misure territoriali sull’endometriosi, e che prevede una segnalazione al Ministero della Salute, e alle commissioni preposte in Senato e Regione Emilia Romagna al fine di ottenere un cambiamento sistemico e legislativo espresso dagli stessi cittadini attraverso la firma.
Redattrice della proposta è l’attivista e paziente reggiana Sara Beltrami che, insieme ad un gruppo di cittadine e associazioni nazionali, ha lanciato la richiesta di una raccolta di firme popolare indirizzata alla Regione Emilia Romagna con l’obiettivo di garantire alle pazienti diritti sociali come quello alla salute, al lavoro e alla cura.
“L’obiettivo è riuscire a garantire alle pazienti diritti sociali come quello alla salute, al lavoro e alla cura.” ha detto la portavoce e promotrice della campagna Sara Beltrami.
L’endometriosi rappresenta la prima causa di dolore pelvico cronico in donne in età fertile, eppure oggi le pazienti che ne sono affette non hanno tutele sul posto di lavoro né un’esenzione ticket per i costi di terapie e visite. Una condizione inasprita dalla pandemia, che ha visto 1 donna su 2 peggiorare la propria situazione economica, riducendo così la propria capacità di cura e di spesa per la cura.
Il tempo medio per la diagnosi varia è di circa 9 anni, e Secondo il Ministero della Salute in Italia sono affette da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva; la patologia interessa il 30-50% delle donne non fertili o che hanno difficoltà a concepire.
L’endometriosi rappresenta la prima causa di dolore pelvico cronico in donne in età fertile, eppure oggi le pazienti che ne sono affette non hanno tutele sul posto di lavoro né un’esenzione ticket per i costi di terapie e visite. Una condizione inasprita dalla pandemia, che ha visto 1 donna su 2 peggiorare la propria situazione economica, riducendo così la propria capacità di cura e di spesa per la cura.
Secondo il Ministero della Salute in Italia sono affette da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva e interessa il 30-50% delle donne non fertili o che hanno difficoltà a concepire. La sfida è anche quella di individuare in modo rapido percorsi diagnostici e terapeutici mirati e preventivi. Il tempo medio per la diagnosi è molto lungo, intorno ai 9 anni.
Si stima che trascorrano in media 4 anni prima che la paziente consulti il medico, e altri 4 per l’identificazione e la conferma della diagnosi, dopo una media di 5 specialisti consultati.