Nella prima settimana di novembre 2020, l’esercito del Regno del Marocco ha avviato un’operazione militare, con impiego di mezzi pesanti, nell’area riservata del muro marocchino che divide il Sahara Occidentale, in violazione dell’Accordo militare n. 1 di cessate il fuoco, stretto con il Fronte Polisario nel 1991.
Dal 20 ottobre scorso la regione è attraversata da tensioni, il Regno del Marocco, in violazione degli accordi del 1991, ha fatto aprire un valico nel muro presso la località di El Guerguarat, al confine sud del Sahara Occidentale, consentendo il passaggio di persone, ma anche e soprattutto di merci in direzione della Mauritania. Tale atto ha innescato le proteste pacifiche della popolazione saharawi per chiudere il valico e ostacolare il transito dei mezzi. Un corridoio sfruttato per esportare prodotti provenienti dal Sahara Occidentale occupato dal Regno del Marocco dal 1975, nonostante l’aperta deplorazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Venerdì 13 novembre 2020, in seguito al tentativo da parte dei soldati marocchini di sgomberare le proteste civili con l’uso delle armi, in zona demilitarizzata, avvengono scontri a fuoco nei pressi del valico tra questi e i soldati sahrawi presenti sul posto, dopo 29 anni dal cessate il fuoco firmato da entrambe le parti nel quadro del Piano di Pace ONU del 1991 che istituì, inoltre, la MINURSO (Missione ONU per il Referendum nel Sahara Occidentale).
Sabato 14 novembre 2020 il Presidente della RASD Brahim Gali emette un decreto presidenziale denunciando la violazione degli accordi e annunciando la fine del cessate il fuoco firmato nel 1991. Il Fronte Polisario e il Governo Saharawi ricordano che il futuro di pace è da decenni fermo a causa del mancato referendum di autodeterminazione previsto dal Piano di Pace del 1991 sotto l’egida delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana.
La rete dei Comuni reggiani amici del popolo saharawi denuncia la violazione da parte del Regno del Marocco del cessate il fuoco e l’attacco al Piano di Pace Onu e alla legalità internazionale, nonché alla stabilità della regione. Inoltre denuncia l’illegalità, evidente a tutta la comunità internazionale, del commercio di risorse provenienti dal Sahara Occidentale che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha condannato. Una situazione resa ancora più inaccettabile, considerato la riduzione degli aiuti internazionali destinati al popolo saharawi nel contesto dell’emergenza mondiale coronavirus. La rete dei Comuni reggiani amici del popolo saharawi chiede alle istituzioni italiane e al Ministero degli Esteri di condannare l’aggressione armata marocchina, di sostenere la nomina da mesi sospesa dell’inviato speciale del Segretario ONU per il Sahara Occidentale affinché riprendano i colloqui tra le parti al fine di convocare il referendum di autodeterminazione e di proporre di dare mandato alla MINURSO, di sorvegliare la tutela dei diritti umani, di adoperarsi per proporre misure economiche di contrasto al commercio delle risorse del Sahara Occidentale da parte del Regno del Marocco in violazione del diritto internazionale e dei verdetti della giustizia europea.
La rete dei Comuni reggiani amici del popolo saharawi ritiene indispensabile l’intervento dell’Europa e della comunità internazionale per impedire al Regno del Marocco ulteriori azioni lesive della legalità internazionale e del diritto inalienabile all’autodeterminazione del popolo sahrawi.
I Comuni di Reggio Emilia, Scandiano, Albinea, Boretto, Gualtieri, Guastalla, Fabbrico, Rolo, Novellara, Luzzara, Rubiera, Reggiolo, Cavriago, Viano, Quattro Castella