Alla SD Factory la mostra-installazione promossa da Amnesty “Com’eri vestita?” contro gli stereotipi che colpevolizzano le vittime di stupro

Giovedì 17 marzo alle 18, allo spazio SD Factory (via Brigata Reggio 29).

Giovedì 17 marzo alle 18, allo spazio SD Factory (via Brigata Reggio 29), si inaugura la mostra installazione “Com’eri vestita?”, promossa da Amnesty International in collaborazione con l’ufficio Pari Opportunità ed Officina Educativa – Partecipazione giovanile e benessere del Comune di Reggio Emilia, l’Associazione Nondasola e con la direzione artistica dell’attrice Valeria Perdonò. La mostra racconta 17 storie di violenza attraverso altrettante installazioni visive che rappresentano i vestiti indossati dalle vittime di stupro, con l’obiettivo di smantellare il pregiudizio secondo il quale le vittime di stupro avrebbero potuto evitarlo se solo avessero indossato abiti diversi.

All’inaugurazione saranno presenti le assessore alle Pari opportunità Annalisa Rabitti e a Educazione e Conoscenza Raffaella Curioni. Presenterà la serata Valeria Perdonò – attrice e attivista, cofondatrice di Amleta, e vincitrice anche del Premio Le Reggiane Per Esempio 2021 – che ha collaborato con Alessandra Campani dell’Associazione Nondasola in un percorso partecipato con workshop di approfondimento e ha coordinato la curatela della mostra. Ai suoi interventi e letture sceniche, tratte anche dal lavoro svolto con le ragazze e i ragazzi, seguirà una performance artistica offerta dal Collettivo musicale Mâtilde. Saranno inoltre presenti i referenti di Amnesty – Gruppo Reggio Emilia, delle associazioni Nondasola, Ludicars e 5 minuti, della cooperativa Papa Giovanni XXIII che gestisce Sd Factory, e la rete delle associazioni di Viacassoliuno.

Sarà possibile visitare la mostra fino al 17 aprile: gli orari di apertura dello spazio sono consultabili sul sito www.sdfactory.it.

IL CONCEPT E IL PERCORSO DI REALIZZAZIONE – L’idea della mostra nasce in America nel 2013, a partire da una poesia scritta dalla professoressa Mary Simmerling intitolata “Come ero vestita”, in cui si raccontavano storie di violenza sessuale attraverso i vestiti che le donne indossavano quando hanno subito la violenza. A realizzarla per la prima volta è stato un Centro antiviolenza di Milano nel 2018, dopodiché l’associazione Libere Sinergie di Milano l’ha portata avanti costruendo una collaborazione con Amnesty International.

L’idea di portare il percorso espositivo a Reggio Emilia nasce da una proposta di Amnesty International – Gruppo di Reggio Emilia al Comune di Reggio Emilia, che ha attivato un percorso partecipativo rivolto alla rete delle associazioni giovanili di Viacassoliuno e di SD Factory Laboratorio Creativo, promosso grazie al lavoro sinergico dei servizi Pari Opportunità ed Officina Educativa – Partecipazione giovanile e benessere, e realizzato dall’Associazione Nondasola con la direzione artistica di Valeria Perdonò.

L’allestimento della mostra è stato realizzato da alcune delle associazioni che transitano negli spazi offerti da SD Factory: oltre alla Cooperativa Papa Giovanni XXIII che gestisce lo spazio della Factory, hanno collaborato l’Associazione LudicARS – che promuove giochi da tavolo, giochi di società e giochi di ruolo promuovendo occasioni di incontro e di socializzazione e l’Associazione 5 Minuti, che promuove attività culturali di interesse sociale come rappresentazioni di spettacolo dal vivo, concerti, recital, convegni, conferenze, dibattiti, seminari, proiezioni di film e documenti, esposizioni d’arte con finalità educativa. A  questi si aggiunge, insieme ad alcuni tirocinanti universitari dell’Infogiovani, la rete di associazioni giovanili Viacassoliuno, formata da otto associazioni giovanili – Age Associazioni Giovani in Europa, Antumniates, NoFerplei, Presidio universitario di Libera, Laboratorio avanzato di cittadinanza, GMI Giovani musulmani d’Italia, Education Around, Rete degli studenti medi –  impegnate in diversi ambiti e progetti con obiettivi che spaziano dal favorire l’unità culturale dell’Unione Europea, al valorizzare la storia e cultura celtica, al promuovere giochi da tavolo e di ruolo, allo sviluppare azioni di legalità e contrasto alla mafia, al valorizzare la cittadinanza attiva e partecipazione degli studenti, al favorire il dialogo interreligioso ed infine al rivoluzionare il modo di fare e pensare la scuola. Il valore innovativo della rete si ritrova da un lato nella pluralità di associazioni che la compongono e che gestiscono uno spazio pubblico come giovani per i giovani e dall’altro nell’andare oltre alle singole appartenenze associative per sviluppare progetti trasversali a beneficio dei giovani e della città intera, come in questo caso l’allestimento di parte della mostra fatta dalla rete organizzata in gruppi di lavoro misti tra le associazioni e alcuni giovani universitari che stanno svolgendo il tirocinio presso l’Infogiovani.

LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE – “Com’eri vestita?” è la domanda che le donne che hanno subito violenza si sono sentite fare un sacco di volte continuando ad addebitare alla donna la responsabilità della violenza. Per questi motivi Amnesty international Italia promuove la campagna #iolochiedo con cui chiede la revisione dell’articolo 609-bis del codice penale affinché qualsiasi atto sessuale non consensuale sia punibile.

È possibile firmare la petizione sul sito https://www.amnesty.it/appelli/il-sesso-senza-consenso-e-stupro/.