Ecco gli aggiornamenti sulle attività nelle missioni del GAOM (Gruppo Amici Ospedali Missionari) in Etiopia nella prima parte del 2025, forniti dal presidente Alberto Campari.
Un nuovo gruppo di volontari partirà a gennaio poi ne seguirà un altro a febbraio.
Quando siamo andati a prenderla le ho chiesto come si chiamava e lei mi ha risposto: “Zennebè”. E’ un nome tipico delle zone rurali dell’Etiopia e significa “nata un giorno che pioveva”.
E’ evidente che non sa quanti anni ha.
Zennebè è una ragazza madre di circa 15 anni e con se aveva suo figlio di 2 anni e 5 mesi.
Abbiano caricato in macchina tutto quello che aveva: un materasso, alcune stoviglie, un sacco con dei vestiti e una bilancia che usava per vendere granaglie con le quali guadagnarsi da vivere.
Il bambino ci guardava con i suoi grandi occhi rotondi e un sorriso che non finiva mai. Per lui il trasloco era un’avventura, un gioco. Per sua madre invece, la possibilità di costruirsi un futuro migliore.
Dalla periferia di Shashemene, Zennebè e il bambino si sono trasferiti in centro città, vicino alla missione dove lei ha cominciato un lavoretto di pulizia all’interno alla missione stessa.
Voleva lasciare suo figlio alle suore o a qualcuno che se ne prendesse cura, per andare all’estero in cerca di riscatto.
Sarebbe diventata una delle tante ragazze cadute nella rete silenziosa che si è diffusa nelle città africane e che ne approfitta delle ragazze povere per favorire il traffico di esseri umani.
Il Progetto Mariam, nato pochi anni fa dal GAOM ha lo scopo di offrire un’altra possibilità, dando speranza a tante giovani della città baraccopoli di Shashemene.
Lo sfruttamento e il traffico di esseri umani è una povertà nuova che si sta diffondendo da alcuni anni anche in Etiopia. Ha cominciato a diffondersi quando il Paese ha avuto uno sviluppo economico portato soprattutto dalla Cina, ma anche da alcuni Paesi europei e non solo. I finanziamenti esteri hanno provocato un divario sociale prima inesistente, che vede una fascia di popolazione ricca o benestante e una grande massa di poveri. La moneta locale è sempre più svalutata (1 euro = 140 Beer) i prezzi sono più che triplicati e i poveri non hanno più potere di acquisto.
Ad oggi il Progetto Mariam ha coinvolto una ventina di ragazze tra percorsi di studio e di lavoro. Accanto a Firehiwot, ragazza cresciuta in un orfanotrofio, che guida il progetto, si ora affiancata Helen, una giovane molto volenterosa, che sta lavorando anche con le carcerate dell’istituto penitenziario di Shashemene.
L’obiettivo è quello di far terminare gli studi a Firehiwot, perché possa avere i riconoscimenti necessari per gestire un luogo di accoglienza di queste giovani.
Un traguardo ambizioso, ma molto importante. Avere delle ragazze che sono uscite dalla povertà e si propongono per aiutare coloro che vivono nell’indigenza, significa generare futuro.
Per il GAOM, l’Extra Food presso le suore del De Foucauld, che accoglie donne e bambini poveri dello slum di Shashemene e dei villaggi limitrofi, permette di individuare alcune ragazze che possono entrare nel Progetto Mariam e bambini che invece entrano in Casa Famiglia. In questo periodo circa 60 bambini accedono al Programma Extra Food, la maggior parte dei quali soffre di denutrizione. Sono accompagnati dalle loro madri e dai fratelli o sorelle più grandi. Alcuni portano con sè segni di ustioni o incisioni procurate con un ferro rovente dallo stregone, con lo scopo di “bruciare” il male di cui soffre il bambino. Magari anche solo una brutta tosse.
Per seguire questo cammino di riscatto il GAOM sta promuovendo diverse spedizioni di volontari dalla nostra montagan ma non solo.
Da pochi giorni infatti è rientrato un gruppo di volontari composto da: Fiorella da Cagliari, Fiorenza, Viola, Valentina, Laura, Marsilio da Milano, Gianni, Beppe da Cesena, Gianluca, Elidio da Ivrea, Lorenzo, Fabio da Reggio Emilia e Alberto.
Il loro compito è stato quello potenziare i laboratori di Casa Famiglia e trovare un accordo con il College di Hawassa, dove i ragazzi più grandi si recheranno durante le vacanze stive per seguire corsi ad indirizzo tecnico come alberghiero, falegnameria, fabbro, elettrotecnico, meccanico e informatico. E’ stato importante incontrare i referenti del Progetto Mariam per vedere come proseguire. Inoltre nel Progetto Extra Food è stato importantissimo il servizio medico infermieristico, in aiuto a tanti bambini malnutriti, ustionati o con ferite infette.
E’ stata inoltre portata la pompa con tutti le sue parti, per il pozzo di Leephis, dove è stato fatto un incontro importante con la comunità religiosa locale ed il Wereda, il comune locale. A loro verrà ceduta la gestione del pozzo.
Una secondo gruppo di volontari ha ora sostituito il primo. Per proseguire negli stessi progetti. Fra di loro ci sono anche due medici, un dentista, che lavorerà presso il Poliambulatorio locale ed un medico di base che lavorerà nell’Extra Food. Sotto la guida di Simone e Francesco, ci sono Alessandra, Anna, Agnese, Lorenzo, Tommaso e i fratelli Francesco e Giovanni.
Un terzo gruppo partirà a fine marzo. Per coltivare la Speranza e generare futuro.
Alberto Campari