Nel pomeriggio dell’11 luglio è stata presentata in Consiglio comunale la proposta di Regolamento per l’istituzione della figura del Garante delle persone private della libertà personale per il Comune di Reggio Emilia. Si tratta di una figura indipendente, di garanzia dei diritti – frutto di una collaborazione tra la stessa Amministrazione comunale e l’Ufficio del Garante regionale che ha portato alla realizzazione del progetto – in grado di monitorare, visitandoli, i luoghi di privazione della libertà al fine di individuare eventuali criticità contrarie alla dignità delle persone e, in un rapporto di collaborazione con le autorità responsabili, trovare soluzioni per risolverle.
La figura del Garante, del tutto indipendente e autonoma rispetto alle istituzioni sia comunale sia esercitanti a vario titolo la detenzione o la limitazione della libertà personale nell’ambito dell’ordinamento statale, seguendo i principi costituzionali, avrà perciò sia compiti di prevenzione, controllo e vigilanza delle condizioni delle persone private della loro libertà, sia propositivi al fine di eliminare eventuali impedimenti al rispetto di diritti fondamentali e dignità personale.
Per esercitare tali funzioni, il Garante si porrà dunque in dialogo e collaborazione con i diversi organismi locali, costituendo di fatto un anello di congiunzione tra le realtà di privazione della libertà e la comunità cittadina stessa.
In seguito all’approvazione del Regolamento istitutivo, si potrà procedere alla pubblicazione di una Procedura di evidenza pubblica per la ricerca della figura che ricoprirà tale ruolo, per poi arrivare – entro l’autunno prossimo – all’effettiva nomina del Garante da parte dello stesso Consiglio comunale.
HANNO DETTO – “L’istituzione del Garante è frutto di una volontà e di un percorso condivisi dalla Giunta comunale e dal Consiglio comunale, che ha approvato un atto di indirizzo specifico per la costituzione anche a Reggio Emilia di questa figura. Gli obiettivi sono di garanzia e tutela concreta dei diritti, promozione e sensibilizzazione a questi valori nei luoghi, di solito complessi e peculiari, in cui le persone destinatarie si trovano – come carcere, luoghi di momentanea detenzione, Rems o persone destinatarie di Tso – ma anche nella comunità a cui strutture e persone appartengono. E la comunità, il cosiddetto ‘mondo fuori’, entra in gioco in particolare quando si affrontano i temi del possibile rapporto con l’esterno e del reinserimento delle persone detenute”, ha spiegato l’assessore al Welfare Daniele Marchi ai media.
“Quella del Garante – ha aggiunto Marchi – sarà una figura autonoma e indipendente ma non isolata: si relazionerà con l’Amministrazione comunale, i Servizi del Comune e con tutte le realtà che lavorano a vario titolo con e per le persone private della libertà personale. Si tratta di un risultato importante per tutta la città. Oggi in Consiglio comunale, con l’approvazione del regolamento del Garante, si avvia un iter che si concluderà entro l’autunno con la nomina del Garante stesso da parte del Consiglio comunale”.
Le condizioni di detenzione in carcere sono fra quelle al centro dell’attenzione. In regione le persone detenute sono circa 3.300. Al 30 giugno scorso, nella casa circondariale di Reggio Emilia, ha detto l’assessore Marchi, i detenuti sono 344 (la capienza massima sarebbe di 293 unità), di cui 11 donne e 183 di origine non italiana. Il carcere di via Settembrini è dotato, fatto raro nelle carceri italiane, anche di una piccola sezione che ospita persone transessuali, ad oggi una decina. A questi si aggiungono gli ospiti della Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi, con una trentina di posti.
“Parlare di carcere – ha sottolineato Nicola Tria, assessore alla Legalità – significa parlare di qualcosa che tendiamo a non vedere e magari anche a dimenticare, di persone socialmente invisibili perché private di libertà in un luogo che per sua natura implica una compressione dei diritti. Tale condizione non può però in alcun modo ledere la dignità della persona reclusa. La capacità di prevenire e impedire ciò misura il livello di civiltà di uno Stato e di una comunità locale.
“L’Italia – ha aggiunto – è già stata condannata per violazione dei diritti umani a causa del sovraffollamento delle carceri; dopo la sentenza Torreggiani qualcosa si è fatto, il sovraffollamento è sceso dal 45-50% al 30%, ma ancora il grave problema esiste. La riforma Cartabia propone misure deflattive, rispetto alle misure detentive e in tema sovraffollamento, e di reale applicazione dell’articolo 27 della Costituzione che prevede obiettivi rieducativi della pena. Aumentare la tutela dei diritti è un traguardo che ci renderà un Paese maggiormente civile e la figura del Garante, il cui profilo si distingue per autonomia e indipendenza, potrà dare un contributo importante”.
AI Garante locale si affianca il Garante regionale, di cui anche l’Emilia-Romagna si è dotata.
“Il provvedimento è il frutto di un lavoro di conoscenza che in questi anni, insieme al Garante regionale e al Comune, abbiamo portato avanti con determinazione, convinti dell’importanza di questa figura, che consentirà un nuovo e ancora più positivo dialogo tra il ‘dentro’ e il ‘fuori’, ha detto il consigliere e presidente della Commissione per la Parità e i Diritti delle persone della Regione Emilia-Romagna, Federico Amico.
“Le carceri non sono oggetti estranei – ha aggiunto – Perché la pena abbia davvero funzioni riabilitative, seguendo il dettato dell’articolo 27 della Costituzione, occorre il concorso di tanti affinché l’esecuzione non sia solo punitiva, ma consenta alla persona un pieno reinserimento nella società. Il nuovo Garante è un’opportunità per la città e per l’intera provincia, che diventeranno parte di una rete nazionale e internazionale per la tutela della dignità, della salute e dell’incolumità delle persone detenute”.
Amico ha sottolineato l’importanza dell’attivazione e del potenziamento di percorsi personali socio-educativi: a Reggio Emilia per circa 350 detenuti operano soltanto 3 educatori. Il Garante comunale è stato istituito in diverse città emiliane e prossimamente lo sarà anche a Modena e Rimini.
All’incontro con la stampa è intervenuto infine il Garante regionale, Roberto Cavalieri: “La politica tende a volte a scansare questi argomenti, non è il caso di Reggio Emilia e questo è un primo fatto positivo – ha detto – L’istituzione del Garante comunale è prima di tutto un atto di responsabilità amministrativa, che ad ora è stato adottato da una cinquantina di città italiane”.
Spiegando le funzioni del Garante comunale, Cavalieri ha aggiunto che “in piena autonomia, esso svolge visite ispettive, senza limitazioni di spazio e di tempo; dialoga con le persone private della libertà personale, tenendo conto del loro percorso di vita, della loro identità, delle condizioni psichiche, ha rapporti con i loro nuclei familiari che vivono solitamente situazioni complesse; si rapporta con le istituzioni e con coloro che operano nei luoghi di privazione della libertà. I campi di lavoro sono di solito salute, welfare, cultura, formazione e lavoro. Qualora necessario, il Garante compie segnalazioni alle autorità competenti, a cui dovranno conseguire azioni anche amministrative per la soluzione delle criticità”.
FUNZIONI DEL GARANTE A LIVELLO LOCALE – In ambito comunale, il Garante opera per migliorare le condizioni di vita e di inserimento sociale delle persone private della libertà personale mediante la vigilanza sulle loro stesse condizioni di vita, ad esempio sul piano psicologico, morale e sulle condizioni igienico-sanitarie dei luoghi di privazione della libertà personale. Il Garante esercita quindi una funzione di controllo: è nelle facoltà del Garante visitare i luoghi di privazione della libertà personale, come ad esempio gli istituti penitenziari, le Rems, le camere di sicurezza, i reparti ospedalieri dove si attuano i trattamenti sanitari obbligatori e le comunità terapeutiche. Il Garante può inoltre svolgere colloqui riservati con le persone interessate e fare segnalazioni, sia individuali che collettive, in merito a diritti violati, compressi o sospesi nella loro piena attuazione, intervenendo anche d’ufficio presso le amministrazioni competenti per chiedere chiarimenti o spiegazioni e sollecitare gli adempimenti o le azioni necessarie.
Oltre alla funzione di controllo, il Garante svolge anche un compito di promozione della conoscenza e dell’esercizio dei diritti delle persone detenute e delle loro opportunità di partecipazione alla vita civile, anche attraverso attività di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sui temi del rispetto dei diritti umani e della umanizzazione della pena. Egli può infine promuovere iniziative volte ad affermare per le persone private della libertà personale il pieno esercizio dei diritti comportanti relazioni ed interazioni anche con altri soggetti pubblici competenti nella materia.
Il Garante non è sottoposto ad alcuna forma di controllo gerarchico e funzionale. Nell’assolvimento delle sue funzioni, può stipulare intese e accordi con le Istituzioni interessate, nonché con associazioni e organismi operanti per la tutela dei diritti della persona.
Il nuovo Ufficio, pur preservando natura autonoma ed indipendente, esercita una pubblica funzione a livello locale e le relative spese sono a carico del Bilancio dell’ente comunale: tale figura sarà collegata da un punto di vista organizzativo e di budget allo staff della Direzione generale del Comune e percepirà una indennità di funzione.
Tale indennità, per la durata dell’incarico, è a carattere mensile, comprensiva di ogni onere e spesa, e sarà determinata con deliberazione della Giunta, nel limite massimo del 25% dell’indennità lorda mensile spettante all’assessore del Servizio competente.
Il Garante avrà a disposizione una sede e la collaborazione con il personale del Comune di Reggio Emilia.
REQUISITI E CANDIDATURE – La figura che ricoprirà il ruolo di Garante sarà selezionata tramite una procedura ad evidenza pubblica indetta dal Comune, grazie alla quale saranno raccolte le candidature e i curricula che poi saranno selezionati dal Consiglio comunale e successivamente sottoposti all’esame della Commissione consiliare competente. Il Garante è eletto con votazione segreta dal Consiglio comunale, dura in carica cinque anni e può essere rieletto per una sola volta. Possono concorrere alla carica i cittadini italiani maggiorenni, che dimostrino una comprovata competenza nel campo delle scienze giuridiche, dei diritti umani, ovvero nel campo delle attività sociali negli Istituti diprevenzione e pena, neiServizi sociali oltre che con esperienze acquisite nella tutela dei diritti.
L’incaricato deve offrire la massima garanzia di indipendenza, obiettività, competenza e capacità di esercitare efficacemente le funzioni previste.
IL GARANTE IN ITALIA – Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale – istituito nel 2013 – è autorità di controllo e garanzia, con ruolo preventivo e proattivo; è un organismo statale collegiale e anche in questo caso indipendente.
Questa figura fa parte dei meccanismi nazionali indipendenti (Npm) predisposti in attuazione del Protocollo opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti (ratificato in Italia con la legge 195 del 2012).
Ogni anno il Garante nazionale tiene una relazione al Parlamento sull’attività svolta, in particolare ai presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, nonché al ministro dell’Interno e al ministro della Giustizia. Il Garante nazionale coordina i Garanti regionali, al fine di contribuire alla costruzione di un sistema coerente nelle diverse realtà locali, seguendo anche in questo caso un principio di collaborazione e sussidiarietà.