Sensibilizzare sul tema e sulla prevenzione dell’endometriosi, una malattia silente, dolorosa, quasi ‘invisibile’ perché ancora sottovalutata. Ma, soprattutto, promuovere pratiche di sostegno e tutela lavorativa adeguate rivolte alle donne affette da questa patologia e stimolare un maggiore interesse in ambito scientifico sulla diagnosi precoce e sulla qualità delle cure.
Sono gli obiettivi della prima petizione italiana promossa dal comitato ‘Endometriosi: firma adesso’, che nel pomeriggio del 23 maggio in Regione, a Bologna, ha incontrato il presidente Stefano Bonaccini per consegnare le 4 mila firme di adesione da parte di cittadini emiliano-romagnoli raccolte in due mesi di campagna. Presente in Sala Giunta anche la vicepresidente Elly Schlein.
“E’ importante tenere alta l’attenzione su una patologia invalidante e dolorosa, che purtroppo segna la vita di tante donne, dall’adolescenza all’età matura- afferma il presidente Bonaccini-. In Emilia-Romagna molto già si fa, grazie a una rete che garantisce la presa in carico precoce e la gestione multidisciplinare delle pazienti, ma è giusto rafforzare ancora l’impegno, anche grazie al prezioso supporto del mondo associativo che ben conosce problemi ed esigenze delle donne colpite da questa malattia”.
“Si tratta di una iniziativa nata dal basso, attraverso la quale i cittadini stessi possono stimolare le istituzioni a prendere coscienza di questo tema- sottolinea la portavoce e promotrice della petizione, Sara Beltrami-. Nell’incontro di oggi abbiamo richiesto un impegno concreto su tre punti: sensibilizzazione sul territorio regionale nel mese dedicato alla consapevolezza sull’endometriosi, rafforzamento della rete regionale diagnostico-terapeutica e formazione degli operatori sanitari, gratuità delle terapie ormonali essenziali”.
L’Emilia-Romagna è stata tra le prime Regioni in Italia a introdurre Percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali (Pdta) standardizzati e a istituire la Rete clinica regionale dei Centri per le pazienti affette da endometriosi, per garantire la presa in carico precoce, la prevenzione delle complicanze e la gestione multidisciplinare della patologia.
Per fare il punto sul tema e in particolare sulle strategie di cura, la Regione organizza un convegno “Pdta per la presa in carico della paziente affetta da endometriosi” sabato 11 giugno a Bologna (Sala Auditorium, viale Aldo Moro 18) con la partecipazione della vicepresidente Schlein.
I numeri dell’endometriosi
Nel 2021 la prevalenza globale dell’endometriosi in Italia è stimata dal ministero della Salute in circa tre milioni di donne in età riproduttiva; in Emilia-Romagna la percentuale delle persone di sesso femminile residenti, in età compresa tra i 18 e i 50 anni, affette da endometriosi conclamata è intorno al 25% (150.000 circa).
La Comunità europea ha stimato che la cronicità dell’endometriosi comporta una spesa sociale annuale di 30 miliardi di euro in Europa, di cui il 75% è attribuibile a congedi malattia; per l’Italia, secondo la stessa fonte, i costi ammontano complessivamente a 6 miliardi, di cui 33 milioni di euro per giornate lavorative perse, 126 milioni per le cure farmacologiche e 54 milioni per il trattamento chirurgico.
Ma, soprattutto, promuovere pratiche di sostegno e tutela lavorativa adeguate rivolte alle donne affette da questa patologia e stimolare un maggiore interesse in ambito scientifico sulla diagnosi precoce e sulla qualità delle cure.
Sono gli obiettivi della prima petizione italiana promossa dal comitato ‘Endometriosi: firma adesso’, che nel pomeriggio del 23 maggio in Regione, a Bologna, ha incontrato il presidente Stefano Bonaccini per consegnare le 4 mila firme di adesione da parte di cittadini emiliano-romagnoli raccolte in due mesi di campagna. Presente in Sala Giunta anche la vicepresidente Elly Schlein.
“E’ importante tenere alta l’attenzione su una patologia invalidante e dolorosa, che purtroppo segna la vita di tante donne, dall’adolescenza all’età matura- afferma il presidente Bonaccini-. In Emilia-Romagna molto già si fa, grazie a una rete che garantisce la presa in carico precoce e la gestione multidisciplinare delle pazienti, ma è giusto rafforzare ancora l’impegno, anche grazie al prezioso supporto del mondo associativo che ben conosce problemi ed esigenze delle donne colpite da questa malattia”.
“Si tratta di una iniziativa nata dal basso, attraverso la quale i cittadini stessi possono stimolare le istituzioni a prendere coscienza di questo tema- sottolinea la portavoce e promotrice della petizione, Sara Beltrami-. Nell’incontro di oggi abbiamo richiesto un impegno concreto su tre punti: sensibilizzazione sul territorio regionale nel mese dedicato alla consapevolezza sull’endometriosi, rafforzamento della rete regionale diagnostico-terapeutica e formazione degli operatori sanitari, gratuità delle terapie ormonali essenziali”.
L’Emilia-Romagna è stata tra le prime Regioni in Italia a introdurre Percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali (Pdta) standardizzati e a istituire la Rete clinica regionale dei Centri per le pazienti affette da endometriosi, per garantire la presa in carico precoce, la prevenzione delle complicanze e la gestione multidisciplinare della patologia.
Per fare il punto sul tema e in particolare sulle strategie di cura, la Regione organizza un convegno “Pdta per la presa in carico della paziente affetta da endometriosi” sabato 11 giugno a Bologna (Sala Auditorium, viale Aldo Moro 18) con la partecipazione della vicepresidente Schlein.
I numeri dell’endometriosi
Nel 2021 la prevalenza globale dell’endometriosi in Italia è stimata dal ministero della Salute in circa tre milioni di donne in età riproduttiva; in Emilia-Romagna la percentuale delle persone di sesso femminile residenti, in età compresa tra i 18 e i 50 anni, affette da endometriosi conclamata è intorno al 25% (150.000 circa).
La Comunità europea ha stimato che la cronicità dell’endometriosi comporta una spesa sociale annuale di 30 miliardi di euro in Europa, di cui il 75% è attribuibile a congedi malattia; per l’Italia, secondo la stessa fonte, i costi ammontano complessivamente a 6 miliardi, di cui 33 milioni di euro per giornate lavorative perse, 126 milioni per le cure farmacologiche e 54 milioni per il trattamento chirurgico.