Da una parte si va a Lucca. Dall’altra si va a Mantova. In mezzo l’Emilia e l’Appennino. Filo d’unione la via Matildica del Volto Santo che prende finalmente corpo nel suo abito più elegante.
Sono stati posizionati i primi cippi di segnalazione della Via Matildica del Volto Santo. Sono cinque anni che si lavora questo progetto che, con la sua speciale e antica segnaletica sembra ispirarsi all’esperienza maestra di Santiago di Compostela. Oltre all’Emilia proseguirà anche nelle altre regioni coinvolte.
Nell’Appennino reggiano, ora, lungo la Via del Volto Santo ci sono da pochi giorni piccoli blocchi di arenaria posti nel terreno, proprio come usava un tempo con le pietre miliari. Nessun cartello di ferro o plastica è stato utilizzato. L’arenaria dà il senso di questa realizzazione in progress, un cammino storico religioso di un progetto che ha per capofila il Parco nazionale e la Riserva di Biosfera dell’Appennino tosco emiliano – di cui è uno dei 70 progetti – ed è finanziato dal Por-Fesr Emilia-Romagna.
Prima e dopo queste pietre, ci sono stati e ci saranno convegni, incontri, riconoscimenti ministeriali, pubblicazioni, azioni specifiche, app e altro ancora. C’è soprattutto un convergere di collaborazioni tra soggetti pubblici e privati, gente che cammina e qualche esercizio che si sta predisponendo a ricevere turisti e pellegrini. Come ad esempio a Marola, Carpineti, Sarzano, Massa di Toano.
“I progetti dell’Action plan del Mab Appennino stanno trovando attuazione – spiega Mariagrazia Vasirani, dell’associazione Il Melograno, impegnata sul fronte della valorizzazione storica e culturale del territorio – e questo è uno dei principali. Ora i camminatori rilanciano le foto di questi cippi e ne discutono nei loro forum. E’ un cambiamento epocale sul fronte della percezione del territorio appenninico da camminare. Queste pietre miliari sono infisse nel terreno e impreziosiscono la rete dei sentieri in un’ottica storico religiosa”.
La Via del Volto Santo è già nell’Atlante nazionale dei Cammini storici. Sono 60 i cippi – col logo della Via – posati dalla Cofar nel Reggiano: uno ogni chilometro tra i vari Comuni che, col Parco, hanno cofinanziato l’opera: Canossa, Casina, Carpineti, Toano e Villa Minozzo. Nel vettese, dove c’era una florida tradizione di piciarìn, gli intagliatori del sasso locale, sono stati realizzati a mano in oltre un mese di lavoro dal giovane artigiano Daniele Ruffini. Hanno il peso di 250 kg ognuna, sono alti 1,30 m, compresa la parte da interrare. Lo stesso Ruffini ha realizzato le due “ciclopiche” stele di due metri di altezza, bifacciali, con riprodotto anche il labirinto circolare posto all’entrata del Duomo di Lucca, simbolo del pellegrinaggio del Volto Santo. Ognuna pesa 2600 kg.