Filef Reggio Emilia omaggia una pietra d’inciampo per il Giorno della Memoria 2025

A fianco della propria sede, dedicata a Ettore Guidetti, operaio delle Officine Reggiane deportato e morto in Germania.

Lunedì 27 gennaio, 80° anniversario della Liberazione del lager di Auschwitz, si celebra la Giornata della Memoria, in omaggio ai milioni di ebrei e di altre vittime civili e militari sterminate dai nazifascisti.

FILEF Reggio Emilia partecipa alle commemorazioni ritrovandosi il mattino alle 10 intorno alla pietra d’inciampo collocata nei pressi della sede, in via Piccinini, davanti all’abitazione in cui visse Ettore Guidetti, operaio delle Officine Reggiane deportato e morto in Germania. All’incontro saranno presenti anche i ragazzi di seconda media della scuola media Fermi. Di seguito, la storia di Ettore, ricostruita in un saggio di Gemma Bigi su Ricerche Storiche, la rivista di Istoreco (Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea), e anche dagli studenti di una classe del liceo Ariosto-Spallanzani. 

“Ettore era nato a Reggio Emilia il 19 giugno 1908. I suoi genitori erano Dante Guidetti e Filomena Bigi. Ettore era un bell’uomo, a cui piaceva suonare e cantare; amava anche le commedie e a volte recitava nei teatri della città. Nel 1936 sposò Edvige Marghignani ed ebbe due figlie: Loredana e Luciana. Edvige lavorava alla cartoleria Carretti, in via Farini. Ettore era operaio specializzato collaudatore aereo alle Officine Reggiane. La figlia Luciana ha raccontato che il padre, già da ragazzo, era un antifascista. Più volte era stato picchiato dalle camicie nere, era schedato dalla questura e, ogni primo maggio, era tra coloro che venivano arrestati a scopo preventivo. Ha raccontato anche che Ettore era stato partigiano: riceveva informazioni da un infiltrato in questura e aveva l’incarico di avvisare – nelle campagne di Roncocesi e dintorni – i compagni che erano a rischio di essere arrestati, affinché potessero nascondersi.

Il 10 agosto 1944, con altri 29 operai delle Reggiane, Ettore venne prelevato e mandato in Germania a lavorare, dapprima sugli aerei di cui i tedeschi si erano impadroniti dopo l’Armistizio dell’’8 settembre 1943, poi in altri settori e in altri luoghi. I dirigenti delle Reggiane scrissero più volte ai tedeschi perché permettessero agli operai di rientrare in Italia, come era stato concordato. Alcuni riuscirono mesi dopo a tornare a Reggio, ma non Ettore. Dai documenti delle Reggiane, della Croce Rossa, del campo di concentramento di Buchenwald e dell’Associazione nazionale vittime di guerra, è emerso che Ettore riuscì a fuggire e percorse centinaia di chilometri verso l’Italia, ma fu catturato a Salisburgo il 7 novembre 1944 e deportato al campo di Dachau (prigioniero numero 131245) poi a Buchenwald (prigioniero politico numero 100559). In seguito fu destinato al lavoro forzato in una fabbrica che produceva armi a Weimar. Qui morì il 14 febbraio 1945, sotto un bombardamento aereo. Aveva 36 anni”.